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AstroMaSSi

Survivor
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  1. LE RECENSIONI SNACK DEL NON ANGOLO: GOBLIN SWORD (SWITCH) Input pro: Grafica adeguata anche se derivativa Funziona tutto egregiamente, il sistema di controllo è ottimo Costa poco ed ha una buona quantità di contenuti Diverte ed impegna con una buona curva di difficoltà Input prot: Il gameplay è semplice e molto arcade, non aspettatevi una profondità elevata. Ma questo non è necessariamente un difetto. Commento finale: Quando scarichi un titolo dallo store e costa in offerta 2,99€ (prezzo intero 4,99€) sai bene che potresti trovarti di fronte ad un titolo povero e zoppicante. Quando vedi la struttura di gioco divisa in livelli piuttosto brevi, cosa che tradisce la sua origine di app per smartphone il sospetto sale. Ogni tanto però incappi in una bella sorpresa, come in questo caso. Goblin Sword è un titolo di un piccolo sviluppatore indie, Gelato Games, costituito da due fratelli greci.... quindi una squadra decisamente piccola, che ha inizialmente pubblicato il gioco sullo store iOS e ha poi deciso di effettuare il porting per Switch (in arrivo a breve anche la versione PC). Il gioco ha un’aspetto strutturale e grafico che può ricordare titoli come Monster Boy ed altri di ambientazione medioevaleggiante/fantasy con le dovute differenze di budget. La struttura del gioco, suddivisa in 89 livelli + 5 segreti (che si sbloccano raccogliendo gli scrigni e le gemme nascosti nei livelli) è arcade con elementi di RPG, rappresentati da armi, scudi e famigli che possono essere trovati nell’esplorazione e che permettono di potenziare il protagonista per affrontare livelli e boss progressivamente più impegnativi. Le Aramu infatti sono dotate di poteri speciali che aiutano il protagonista a sbarazzarsi dei nemici più insidiosi. Sono inoltre presenti dei trofei che si sbloccano raggiungendo determinati obiettivi (trovare tutte le armi, etc). Le meccaniche principali sono semplici, si tratta di muoversi, saltare e colpire gli avversari con l’arma, e qui tutti funziona davvero bene, si sente sempre di avere il controllo del protagonista. I boss sono distribuiti nei cinque scenari di gioco, uno a metà scenario ed uno nell’ultimo livello... e quelli più avanzati saranno impegnativi, occorre trovare il pattern corretto per sconfiggerli. Complessivamente ci troviamo quindi di fronte ad un titolo pienamente riuscito, che da al giocatore più di quanto chieda come spesa di acquisto, con un buon livello di rigiocabilità se si volessero sbloccare tutti i livelli segreti ed un giusto tasso di sfida nei livelli più avanzati. Il gioco inoltre ha due finali, altro piccolo bonus che male non fa. Se vi piacciono gli arcade è di certo un titolo che posso consigliare! Giudizio finale: SI
  2. LE RECENSIONI SNACK DEL NON ANGOLO: WORSE THAN DEATH (IPHONE) Input pro: Prezzo adeguato al tipo di gioco Graficamente valido, nei limiti di uno stile vintage Input prot: La trama è abbastanza scontata, sembra un B movie adolescenziale da college americano Abbastanza breve e semplice Commento finale: Questa piccola avventura, una sorta di mix tra un punta e clicca ed un action con meccaniche stealth molto basiche, risulta alla fine essere molto vicino ad un concetto di walking simulator per la limitata lunghezza e la semplicità del gioco. Ci si trova ad affrontare una storia horror di 8 capitoli molto brevi dove, al di là delle scene di intermezzo, occorre attraversare ed esplorare vari ambienti dove cercare oggetti, interagire con alcuni manufatti per scoprire cosa sta succedendo ed affrontare delle fasi stealth dove occorre attraversare delle aree nascondendosi da alcune oscure presenze (in caso di errore andrà ripetuta la sfida). Le meccaniche sono abbastanza semplici come anche i comandi basati sul touch screen, che permettono di spostare il personaggio ed interagire con lo sfondo e gli oggetti. Il livello degli enigmi è abbastanza semplice, se non basico, per un giocatore esperto, due o tre puzzle saranno più impegnativi ed in un caso ascoltare il sonoro puó aiutare a risolverlo. La grafica è una sorta di tributo all’epoca del Commodore Amiga, una grafica 16 bit ben fatta (senza gridare al miracolo), i personaggi, molto stereotipati, sembrano uscire da un film horror adolescenziale o una serie tipo Stranger Things a basso costo. Complessivamente il gioco non brilla, non è un disastro ma è dimenticabile, avendo dalla sua parte solo una discreta realizzazione tecnica ma troppe piccole pecche e banalità che lo rendono poco interessante e tirato via a livello di trama. Giudizio finale: MANEGGIARE CON CURA
  3. LE RECENSIONI SNACK DEL NON ANGOLO: MURDER BY NUMBERS (SWITCH) Input pro: Divertente e frizzante Personaggi simpatici e originali Il Picross miscelato con Phoenix Wright funziona benone Lunghezza adeguata Input prot: Non amate il Picross e le Visual Novel? Non fa per voi Qualche punto della trama è più debole Commento finale: Ancora una volta pescare tra le pieghe dello shop mi ha portato a scoprire un titolo validissimo, senza che avessi aspettative particolarmente alte. Murder By Numbers è un titolo che miscela Visual Novel alla Phoenix Wright con il Picross, costruendo una struttura di gioco che rende il tutto coerente e non forzato. Sin dalle prime battute l’atmosfera del gioco richiama, non casualmente quelle dell’ottimo avvocato Wright, sia in termini di ambientazioni, di design, di soundtrack e di spirito. Ed effettivamente scorrendo la lista di programmatori e collaboratori del gioco si scopre che la musica è stata scritta da Masakazu Sugimori che in passato ha lavorato a Phoenix Wright (e non solo). E l’ispirazione non è tradita, visto che il gioco è perfettamente riuscito, presentando 4 casi che seguono la storia di un’attrice che diventa investigatrice, con supporto di una sorta di PC anni ‘90 volante (il simpaticissimo SCOUT), con modalità di sviluppo della storia che potete immaginare visto che sono anch’esse prese dalla saga di Capcom. L’interazione con gli ambienti e la ricerca di indizi permette di attivare una modalità scanning, effettuata dal robottino, che non è altro che il Picross. La soluzione degli schemi di gioco permette di ottenere indizi che sbloccano nuove parti di gioco, che vengono gestite tramite interazioni con i vari personaggi (tramite domande e risposte) e visite ai vari ambienti di gioco che via via si sbloccano. Procedendo nel gioco i livelli Picross saranno via via più complessi con gli ultimi livelli piuttosto impegnativi. È possibile comunque giocare a livello semplificato, nel qual caso il gioco fornirà suggerimenti e correzione degli errori. Concludendo non possiamo quindi che elogiare Mediatonic, il piccolo sviluppatore che ha portato avanti il progetto, il designer Ed Fear (che ha anche contribuito all’ottimo roguelight Sword Of Ditto) per l’ottimo inizio di quella che promette di essere una serie di successo e che io consiglio a tutti gli appassionati del genere! Giudizio finale: SI
  4. +1 Breeder Homegrown: Director’s Cut +1 Swordbreaker
  5. A pelle non mi ispira. Attendo altre informazioni!
  6. LE RECENSIONI SNACK DEL NON ANGOLO: KENTOUKY ROUTE ZERO (SWITCH) Input pro: Visivamente straordinario Emozionante e straniante Musicalmente geniale Rivoluzionario e visionario come poche volte è successo Input prot: Se non si apprezza il genere narrativo ed i Walking simulator non fa per voi Commento finale: Un capolavoro è un qualcosa che cambia i parametri dell’esistente. Qualcosa che può diventare iconico è significativo al di là del genere di appartenenza, come può essere Blade Runner nel cinema, il Nome Della Rosa nella letteratura, Wish You Were Here nella musica. Questo gioco ne ha le caratteristiche, la profondità concettuale e la visionarietà realizzativa. Kentucky Route Zero è un avventura, un walking simulator, una narrazione impregnata di psico magia e realismo magico, una distorta visione distropica dove convivono una parte di realtà ed una parte immaginaria, due è più mondi che di toccano e si sfiorano la cui compresenza si legge sin dalle scene introduttive che introducono il sospetto di un gioco di ruolo, per proseguire con i fantasmi sonori ed i segnali di disturbo che interferiscono con le trasmissioni televisive, con la stessa esistenza di una rotta zero che è come uno squarcio nella realtà ed il passaggio ad un altra dimensione. Kentucky Route Zero è la storia di un viaggio dove tutti sono alla ricerca di un qualcosa che si è perso o di un riscatto morale, dove l’unica entità solida è il rapporto simbiotico è forte di due androidi, i soli personaggi totalmente finiti della storia, in un mondo dissolto da fine capitalismo, spolpato dall’avidità finanziaria di compagnie oltreumane che schiavizzano quel che è rimasto di una società in frantumi, con altre società vampiro che riducono l’uomo a schiavo scarnificandolo e indicendo bisogni artificiali per legarlo a se. E in questa progressiva desolazione testa una tenue speranza di comunità che forse qualcuno, liberato, proverà faticosamente a ricostruire riconciliandosi con la natura. Nel corso del viaggio si leggeranno pagine disturbanti ed aliene, si vivranno indimenticabili momenti emozionali come la performance di Junebug (che, chissà perché, mi ha fatto venire in mente uno dei più alti momenti della storia del gaming, la rappresentazione teatrale di FF VI), la scena finale ed il piano sequenza del capitolo VI, e tanto altro. Leggerete testi complessi ma di una insolita profondità capacità evocativa, tanto che anche chi non sopporta gli intermezzi narrativi di troverà legato magicamente al flusso narrativo. Il tutto in un narrato pieno di bivi e diramazioni narrative che vi porteranno sempre alla stessa destinazione ma percorrendo strade diverse e complementari. Qui siamo su livelli davvero alti, qui siamo dalle parti del miracolo. Niente resta uguale dopo un opera come questa, anche se molti non lo sapranno mai. Giudizio finale: ASSOLUTAMENTE SI
  7. Sto giocando adesso Kentucky Route Zero... altro masterpiece... a breve la recensione snack
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