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High on Life Recensioni


Mirko91

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13 minuti fa, Ergozigoto ha scritto:

Tutto giusto, il problema è che questi valori oggettivi (che dovrebbero variare in base al genere) non esistono e alla fine dipende dal gusto del recensore, da come si sveglia e soprattutto dalle “aspettative” più o meno pompate dai social. 

Non sono d'accordo, nel senso che i valori oggettivi esistono nei videogiochi, come nel cinema. In questo caso parlerei più di incompetenza dei recensori che di assenza di valori oggettivi. La recensione dovrebbe infatti  vertire su quei valori più che sulla soggettività del recensore. Il divertimento ad esempio è soggettivo. Un gioco che a molti piace ad altrettanti può non piacere, ma il valore di una produzione è evidente anche al di fuori dei gusti personali. Che poi la maggior parte dei recensori siano imbarazzanti e un altro discorso. 

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4 minuti fa, Zaeder ha scritto:

Non sono d'accordo, nel senso che i valori oggettivi esistono nei videogiochi, come nel cinema. In questo caso parlerei più di incompetenza dei recensori che di assenza di valori oggettivi. La recensione dovrebbe infatti  vertire su quei valori più che sulla soggettività del recensore. Il divertimento ad esempio è soggettivo. Un gioco che a molti piace ad altrettanti può non piacere, ma il valore di una produzione è evidente anche al di fuori dei gusti personali. Che poi la maggior parte dei recensori siano imbarazzanti e un altro discorso. 

Trovo questo discorso molto fumoso.

Una volta per "divertimento" si intendeva il "gameplay", o almeno sotto quella voce le riviste cartacee usavano comunicare al lettore quanto era "divertente" giocarci.

Qua sembra che ormai si debba guardare solo ai valori produttivi.

Così si finisce con i 4A come Callisto: meglio una martellata nei maroni.

Modificato da Riverside
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1 ora fa, Bombainnescata ha scritto:

Mah, direi di no. Si è talmente figli del pensiero dominante del periodo che dal giorno alla notte, i capolavori diventano sterco e viceversa... 

Ancora non riesco a dimenticare la recensione di Nier di Fossetti, che prima lo bastona poi quando Yoko Taro e la Nier mania presero piede, decise di dare un colpo di spugna al voto per allinearsi al "normal" pensiero... 

 

Ma xke appunto il recensore valuta il gioco in base ai propri gusti, cosa in teoria non dovrebbe accadere. Che poi quella volta Fossetti è stato pure beccato e ha fatto una pessima figura. Ma se guardiamo a parametri che dovrebbero essere oggettivi come i parametri tecnici, li c'è poco margine di pensiero personale. Un livello design brillante, un combat system fluido e ben implementato, un comparto tecnico ben fatto, sono valutabili al di là dei gusti personali, che poi non succeda e un altro paio di maniche.

Modificato da Zaeder
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1 minuto fa, Zaeder ha scritto:

Non sono d'accordo, nel senso che i valori oggettivi esistono nei videogiochi, come nel cinema. In questo caso parlerei più di incompetenza dei recensori che di assenza di valori oggettivi. La recensione dovrebbe infatti  vertire su quei valori più che sulla soggettività del recensore. Il divertimento ad esempio è soggettivo. Un gioco che a molti piace ad altrettanti può non piacere, ma il valore di una produzione è evidente anche al di fuori dei gusti personali. Che poi la maggior parte dei recensori siano imbarazzanti e un altro discorso. 

I walking simulator dovrebbero prendere 2 avendo zero gameplay… molti prendono 80+ per schiacciare un tasto e passare da una sequenza all’altra e vengono premiati per la storia, che di solito è di una banalità imbarazzante. 

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Sull'argomento segnalo un articolo di oggi di Everyeye:

Scrive Every:

Cita

C'è bisogno che l'atteggiamento di chi gioca sia più simile a quello del cinefilo (ci si sta avvicinando), in grado di apprezzare il cinema senza suddividerlo in categorie della produzione, ma in base alla qualità artistica. O come il musicologo, in grado di amare un quartetto d'archi di Franz Schubert come la Sinfonia dei Mille di Gustav Mahler, per le loro qualità musicali e non per a differenza di organico.

 

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2 minuti fa, Riverside ha scritto:

Trovo questo discorso molto fumoso.

Una volta per "divertimento" si intendeva il "gameplay", o almeno sotto quella voce le riviste cartacee usavano comunicare al lettore quanto era "divertente" giocarci.

Qua sembra che ormai si debba guardare solo ai valori produttivi.

Così si finisce con i 4A come Callisto: meglio una martellata nei maroni.

Per valori produttivi non intendo il costo. Hollow knight e un indie, eppure il gioco pur avendo un basso budget ha imho altissimi valori produttivi che sono oggettivamente valutabili. Fluidità, meccaniche di gioco atmosfera, colonna sonora, direzione artistica. 

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1 minuto fa, Zaeder ha scritto:

Per valori produttivi non intendo il costo. Hollow knight e un indie, eppure il gioco pur avendo un basso budget ha imho altissimi valori produttivi che sono oggettivamente valutabili. Fluidità, meccaniche di gioco atmosfera, colonna sonora, direzione artistica. 

Chiarisco meglio: non è che non esistano valori oggettivi, che ripeto cambiano da genere a genere, ma non esiste una linea guida comune universalmente riconosciuta per valutarli, ognuno valuta come si sveglia la mattina e persino nella stessa rivista ognuno fa come gli pare.

Quindi per le recensioni valgono meno di zero, scelgo di istinto a cosa giocare.

 

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Ma poi anche quegli elementi di un gioco davvero oggettivi (il numero di frame al secondo, la quantità di poligoni ecc.) pesano inevitabilmente in maniera soggettiva a seconda di chi analizza e valuta l'opera.

Per il resto, tutto ciò che è artistico, che sia game design, grafica, colonna sonora, eccetera, non è valutabile in maniera oggettiva (magari è valutabile in maniera più o meno competente, in base a quanto il critico conosce la materia).

 

Detto questo, la mia idea è che per questo high on Life alcuni recensori avevano sentito l'odore di sangue e pensavano di aver trovato la perfetta vittima sacrificale da bastonare a colpi di "competenza e approccio critico". Evidentemente non gli è andata benissimo. 

 

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15 minuti fa, Ergozigoto ha scritto:

Chiarisco meglio: non è che non esistano valori oggettivi, che ripeto cambiano da genere a genere, ma non esiste una linea guida comune universalmente riconosciuta per valutarli, ognuno valuta come si sveglia la mattina e persino nella stessa rivista ognuno fa come gli pare.

Quindi per le recensioni valgono meno di zero, scelgo di istinto a cosa giocare.

 

Ma le recensioni videoludiche valgono meno di zero. La maggior parte dei recensori sono appassionati che a parte la passione non hanno le competenze per valutare il prodotto. Molti di loro oltretutto, le nuove leve, manco hanno giocato le pietre miliari del passato e infatti se ne escono con delle cagate pazzesche. The Witcher 3, storia fantastica, ma il combat system è oggettivamente molto migliorabile. Non si può dare un 9 ad un gioco per la storia senza considerare che il fulcro del gioco, appunto il combat system essendo un actrion gdr fa cagare. Stesa cosa cyberpunk, votoni su votoni ad un gioco uscito con millemla problemi. Li la critica deve stroncare non osannare, ma puntualmente non lo fanno. Il fatto però che i recensori siano degli incapaci, non vuol dire non esistano parametri di valutazione di un videogioco. Esistono, semplicemente non vengono presi in considerazione per motivi che sinceramente non capisco. Che poi la recensione non sia frutto di soli parametri tecnici siamo d'accordo, ma se i parametri oggettivi vengono completamente ignorati allora c'è un problema.

 

8 minuti fa, Grappa.892 ha scritto:

Ma poi anche quegli elementi di un gioco davvero oggettivi (il numero di frame al secondo, la quantità di poligoni ecc.) pesano inevitabilmente in maniera soggettiva a seconda di chi analizza e valuta l'opera.

Per il resto, tutto ciò che è artistico, che sia game design, grafica, colonna sonora, eccetera, non è valutabile in maniera oggettiva (magari è valutabile in maniera più o meno competente, in base a quanto il critico conosce la materia).

 

Detto questo, la mia idea è che per questo high on Life alcuni recensori avevano sentito l'odore di sangue e pensavano di aver trovato la perfetta vittima sacrificale da bastonare a colpi di "competenza e approccio critico". Evidentemente non gli è andata benissimo. 

 

Il fatto che parametri oggettivi vengano valutati in maniera soggettiva, fa parte del problema. Sul discorso che l'arte non sia valutabile ho delle riserve anche se capisco il concetto dietro. La metterei così, l'arte non valutabile, da chi non ha le competenze, ma un musicista diplomato al conservatorio in pianoforte, sa valutare oggettivamente se un pezzo è valido o meno, stessa cosa un pittore quando guarda un quadro può valutare determinati fattori che agli "incompetenti" sfuggono o di cui non sono proprio a conoscenza. Il problema della critica videoludica è questo imho. Gente che parla perché ha giocato 1000 giochi e quindi si sente in diritto di parlare. Io posso fare anche 10000 disegni su tela, ma ciò non fa di me né un pittore né un critico d'arte, non capisco perché con i videogiochi invece funzioni così.

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1 hour ago, Ergozigoto said:

Sempre detto, sempre fatto. Non sempre ci azzecco ma conosco i miei gusti meglio dei recensori 

Esattamente quello che ho sempre sostenuto poiché, per carità si può sbagliare anche noi, però almeno possiamo dire ho sbagliato IO, non che mi sono adeguato a quello che dicono gli altri... Recensori e non

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49 minuti fa, Ergozigoto ha scritto:

I walking simulator dovrebbero prendere 2 avendo zero gameplay… molti prendono 80+ per schiacciare un tasto e passare da una sequenza all’altra e vengono premiati per la storia, che di solito è di una banalità imbarazzante. 

Imho i Walking Simulator, non devono proprio essere considerati videogiochi, ma film interattivi. Se in un videogioco, manca la parte gioco non può essere considerato tale. Che poi la storia venga spesso premiata più del gameplay, la trovo una cagata pazzesca. Quando ho iniziato a giocare io, circa 30 anni fa, la storia era un di più. Ma che storia ha Super Mario? Eppure è un giocone. Che poi il media si evolva e ora sia in grado attraverso cutscene di raccontare storie elaborate e piacevoli è un appunto un di più, che personalmente mi fa anche piacere, ma non quando un giochino prende 9 perché ha una bella storia trovo la cosa piuttosto triste. Se vado al ristorante e il piatto è bellissimo ma fa schifo, non è che quando mi chiedono com'è il ristante rispondo che è una figata, rispondo che si mangia di merda.

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  • Amministratore

Credo che trovare dei parametri oggettivi non sia difficile.

Credo sia ben più difficile non farsi trasportare dalle proprie emozioni e dal gusto.

Riuscire a separare la critica dal gusto. Questo lo sanno fare in pochissimi, così come in pochissimi sono in grado di assegnare un voto.

Partiamo dal presupposto che un gioco che funziona non può prendere meno di 6, sia che il gioco piaccia, sia che il gioco non piaccia. Poi andrebbero valutati sulla base degli standard e di quanto giochi appartenenti allo stesso genere hanno fatto fino ad ora. High on Life, già dai primi minuti, è tranquillamente assimilabile ad un gioco da 7.

Scrittura esilarante a parte, il doppiaggio è buono e funziona. Il gunplay è basico e funziona. L'impianto tecnico è buono e funziona. Il level design è basico ma funziona.

Le basi ci sono. Fa tutto bene e nulla in maniera sufficiente. E' strano, ma titoli così dovrebbero essere più semplici da recensire (le recensioni di High on Life mi meravigliano molto). Un po' come dovrebbe essere semplice recensire Vampire Survivors.

VS si impegna a fare una cosa e meglio di così non poteva farla. E' un 10. Non si perde in meccaniche o caratteristiche (es. doppiaggio, narrazione, combat system) superflue. Non serve una narrazione, non serve un impianto audio particolare. Ci sono delle soundtrack che richiamano lo stile dei titoli retrò.

Semplice ma perfetto in quello che offre. Può non piacere, annoiare, non entusiasmare... ma è perfetto.

Ciò non significa che il suo 10 sia assimilabile al 10 di Zelda (che per me non è 10 ma facciamo finta che lo sia per un momento). Non solo per un discorso di complessità, ma per il genere in sè per sè. Di open world action/adventure ne abbiamo visti troppi ed in tanti hanno provato a fare quello che solo Zelda (in parte) è riuscito a fare.

E' questione di standard. Ci sarà sempre (si spera) qualcuno che andrà a sottrarre la corona al predecessore, all'interno del suo genere.

 

Io almeno la vedo così.

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2 minuti fa, Cosmoxello giallorosso ha scritto:

Di tutte le armi parlanti alla fine la pistola base è quella con la personalità più "normale", altri tipo il coltello son dei pazzi furiosi :roll3:

Quando riparano “Famolo”

Spoiler

Potevo evitare di confessare tutto!

🤣

Modificato da Ergozigoto
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  • 2 mesi dopo...
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