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Ed Fries - ex dirigente Xbox - spaventato dal Gamepass!


theVeth

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Pare che Ed Fries, un ex dirigente Xbox uscito dal settore nel 2004, sia spaventato dalle conseguenze del Game Pass.

Lo paragona a Spotify, dicendo che la gente ha smesso di acquistare canzoni.

 

Tradotto con google:

"L'unica cosa che stanno facendo che mi rende nervoso è Game Pass", ha detto. “Game Pass mi spaventa perché c'è una cosa in qualche modo analoga chiamata Spotify che è stata creata per il business della musica.

 

"Quando Spotify è decollato, ha distrutto il business della musica, ha letteralmente dimezzato le entrate annuali del business musicale", ha affermato l'ex dirigente di Microsoft. “È fatto in modo che le persone non comprino più canzoni.

 

“Le persone non comprano canzoni su iPhone, ad esempio, perché dovresti? Sono tutti sulla tua app del servizio di abbonamento. Apple ha detto che toglieranno l'acquisto di canzoni perché nessuno le compra più.

 

“Quindi dobbiamo stare attenti a non creare lo stesso sistema nel settore dei giochi. Questi mercati sono più fragili di quanto la gente creda. Ho visto l'industria dei giochi distruggersi nei primi anni '80. Ho visto il business del software educativo distruggersi a metà degli anni '90... hanno letteralmente distrutto un mercato multimiliardario in pochi anni.

 

“Quindi Game Pass mi rende nervoso. Come cliente, lo adoro. Amo Spotify come cliente: ho tutte le canzoni che avrei mai voluto... è un ottimo affare come cliente. Ma non è necessariamente eccezionale per il settore".

 

https://www.videogameschronicle.com/news/former-xbox-exec-says-hes-scared-of-game-passs-potential-impact/

 

Peccato che abbia dimostrato di non avere la più pallida idea di quello che dice, visto che di Spotify sappiamo che:

 

Il 2021 è stato da record ed ha visto Spotify versare 7 miliardi in diritti d'autore.

Venti anni fa, i diritti d’autore legati alle vendite dei compact disc erano poco meno di tre miliardi di dollari. Il settore subito dopo era entrato in una crisi profonda da cui sembrava destinato a non riprendersi e dopo la recessione del 2008-2009 la somma era scesa molto al di sotto dei due miliardi di dollari. Poi è arrivato il boom dello streaming, mentre sparivano i cd, e adesso le major discografiche e i loro artisti ricevono più di quattro miliardi di dollari di royalties da servizi come Spotify. Cresce anche l’ascolto complessivo di musica e cresce il numero di artisti che fanno soldi: sempre secondo i dati diffusi da Spotify, nel 2021 per la prima volta sono stati più di mille gli autori che hanno prodotto oltre un milione di dollari di ricavi sulla piattaforma.

 

https://www.ilfoglio.it/musica/2022/04/18/news/spotify-ha-salvato-il-mondo-della-canzone-la-produzione-di-contenuti-e-il-prossimo-banco-di-prova-3912760/

 

:book:

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Ospite Utente cancellato 60

c'è da mostrare anche l'altro lato della medaglia, Spotify non è proprio l'esempio di piattaforma prolifica eh, continua ad andare avanti in perdita anno dopo anno, non proprio l'aspirazione di ogni azienda, eppure sulla carta non le mancherebbe nulla, ha il numero di utenti paganti più grandi, ha un app anche sui frigoriferi, ha un rientro pubblicitario per l'account free.

 

Rimango comunque dell'idea che siano mercati molto diversi, e sopratutto la posizione e il ruolo sul mercato di microsoft e Spotify è molto diverso, basti pensare che microsoft produce anche il prodotto da inserire nell'abbonamento, anzi rappresenta quello con l'appeal maggiore e vende anche l'hardware su cui farlo girare, per non contare che Spotify la musica non la vende offre solo il servizio, microsoft si, avendo anche uno store.

 

rimane che l'analisi del tipo è un po all'acqua di rose

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Ospite Utente cancellato 113

Pare che Ed Fries, un ex dirigente Xbox uscito dal settore nel 2004, sia spaventato dalle conseguenze del Game Pass.

Lo paragona a Spotify, dicendo che la gente ha smesso di acquistare canzoni.

 

Tradotto con google:

 

 

https://www.videogameschronicle.com/news/former-xbox-exec-says-hes-scared-of-game-passs-potential-impact/

 

Peccato che abbia dimostrato di non avere la più pallida idea di quello che dice, visto che di Spotify sappiamo che:

 

Il 2021 è stato da record ed ha visto Spotify versare 7 miliardi in diritti d'autore.

 

 

https://www.ilfoglio.it/musica/2022/04/18/news/spotify-ha-salvato-il-mondo-della-canzone-la-produzione-di-contenuti-e-il-prossimo-banco-di-prova-3912760/

 

:book:

L'industria musicale fattura la metà rispetto a 20 anni fa nonostante una spotify che ha salvato l'industria che era diventata quasi esclusivamente pirateria.

Spotify non è così ben visto dagli artisti ma tocca starci perchè l'alternativa ( pirateria) è ben peggiore e perchè così è oggi o passi dallo streaming o niente ( tranne rarissime eccezioni).

 

Il problema pirateria non esiste nel mercato videoludico, così come non c'è nessuno drastico calo, quindi di che stai parlando?

Sei riuscito a dimostrare che con gli abbonamenti, con il gratis, si andrà a peggiorare un industria che non necessita come la musica di esser salvata. Complimenti :asd:

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Se dice GamePass merda io mi fido. (attenzione, solo GamePass, non tutti gli abbonamenti, per gli altri tutto ok)

 

Intanto ho sottoscritto il PS Plus con cui giocherò tra meno di 1 mese tutta la softeca PS tranne quella di quest'anno (che giocherò sicuramente il prossimo, sempre in abbonamento).

 

:book:

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  • Amministratore

L'industria musicale fattura la metà rispetto a 20 anni fa nonostante una spotify che ha salvato l'industria che era diventata quasi esclusivamente pirateria.

Spotify non è così ben visto dagli artisti ma tocca starci perchè l'alternativa ( pirateria) è ben peggiore e perchè così è oggi o passi dallo streaming o niente ( tranne rarissime eccezioni).

 

Il problema pirateria non esiste nel mercato videoludico, così come non c'è nessuno drastico calo, quindi di che stai parlando?

Sei riuscito a dimostrare che con gli abbonamenti, con il gratis, si andrà a peggiorare un industria che non necessita come la musica di esser salvata. Complimenti :asd:

Ti dispiacerebbe condividere una fonte? Grazie.

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Sui danni fatti da Spotify esiste tutta una letteratura che non mi metto a citare.

Vorrei solo far notare quanto sia paraculo fare il confronto con “vent’anni fa” ovvero in piena esplosione del file sharing.

Basta andare qualche altro anno indietro e magicamente tutto si ribalta.

L’artista “mediamente famoso” oggi guadagna molto di meno con Spotify di quanto si guadagnava fino ai 90 vendendo dischi (infatti campano di concerti, ospitate, fanno i giudici ai talent ecc… una volta con i diritti d’autore ci mantenevi un impero).

Modificato da Rh_negativo
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  • Amministratore

Io ho trovato questo: Il boom dello streaming rilancia l’industria musicale

Attendo tue [uSER=113]@DJsparco[/uSER]

[automerge]1653320483[/automerge]

Sui danni fatti da Spotify esiste tutta una letteratura che non mi metto a citare.

Vorrei solo far notare quanto sia paraculo fare il confronto con “vent’anni fa” ovvero in piena esplosione del file sharing.

Basta andare qualche altro anno indietro e magicamente tutto si ribalta.

L’artista “mediamente famoso” oggi guadagna molto di meno con Spotify di quanto si guadagnava fino si 90 vendendo dischi (infatti campano di concerti, ospitate, fanno i giudici ai talent ecc… una volta con i diritti d’autore ci mantenevi un impero).

Con il post sopra sono tornato al 1999. Va meglio?

 

 

EDIT: Per chi di voi non può leggerlo:

 

Solo qualche anno fa l'industria discografica viveva una drammatica e profondissima crisi. Anzi, potremmo dire che l'industria discografica, una decina di anni fa, dopo aver toccato il fondo, ha cambiato natura, non è più stata 'discografica', ed ha iniziato il suo faticoso percorso di rinascita, anzi di rifondazione. Una rifondazione digitale, legata all'evoluzione dello streaming, alla musica immateriale, senza supporti, ascoltata tramite i cellulari. Una rifondazione trionfale che ha portato l'industria discografica statunitense, nel 2021 a chiudere l'anno con delle cifre da record, anzi a far segnare un record assoluto: nel 2021 l'industria della musica registrata negli Usa ha generato 14,99 miliardi di dollari, la cifra più alta nella sua intera storia. I numeri arrivano dalla Riia, la Recording Industry Association of America, che ha pubblicato i suoi dati ufficiali la scorsa settimana, segnati da una crescita clamorosa rispetto al 2020, il 23% in più, pari a 2,85 miliardi di dollari. I 14,99 miliardi del 2020 sono più alti del precedente record, segnato nel 1999, più di venti anni fa, l'ultimo anno prima della grande crisi dovuta all'avvento di Napster, dell'Mp3 e della pirateria, così come la crescita dei guadagni a 2,85 miliardi oscura il già clamoroso dato di crescita dello scorso anno, che era stato di 1,02 miliardi di dollari.

 

[HEADING=1]Numeri e inflazione[/HEADING]

Sono numeri da capogiro, comunque, anche se la cifra del 2021, ha sottolineato Mitch Glazier, Chairman e Ceo della Riaa, è da leggere con maggiore attenzione: "In termini nominali, non adeguati all'inflazione, è la più grande cifra di entrate mai realizzata dalla nostra industria nella storia. Ma se adeguiamo questa cifra all'inflazione, scopriamo che la cifra è più bassa del 37% rispetto a quella del 1999. Il che significa che c'è ancora un ampio margine di crescita, per riuscire a raggiungere e sorpassare anche i grandi numeri del passato". Per essere chiari, secondo l'ufficio statistico americano, 15 miliardi del 2021 valgono 9,4 miliardi del 1999. Si tratta comunque di numeri inimmaginabili solo pochi anni fa, soprattutto per le case discografiche, i rivenditori, i distributori e anche per gli artisti, che hanno visto arrivare nelle loro casse 9,8 miliardi di dollari. Certo, non sono le stesse cifre di quando il Cd dominava il mondo e i guadagni, a parità di inflazione, erano probabilmente più alti, ma la crescita esponenziale dello streaming, che nel 1999 non esisteva, ci racconta di un mercato che è stato completamente ribaltato, la vendita della musica è fatta di ascolti e non di possesso, di musica immateriale e non di supporti. La crescita è dovuta tutta allo streaming, un balzo in avanti del 24% in un anno, 2,39 miliardi in più rispetto al 2020, arrivando a 12,44 miliardi in totale, l'83% di tutte le entrate dell'industria musicale americana. Streaming vuol dire molte cose diverse, ovvero gli abbonamenti a pagamento, i guadagni derivati dall'ascolto gratuito ma sostenuto dalla pubblicità, le trasmissioni delle radio via internet, anche quelle 'personalizzate', le licenze per la musica in altri contesti, come ad esempio Facebook, le app di fitness, o Tik Tok. La formula degli abbonamenti a pagamento è risultata vincente in questa 'rivoluzione' e nel 2021 la cifra degli introiti prodotti dagli abbonamenti è arrivata a 9,48 miliardi, che rappresentano il 76% di tutte le entrate dovute allo streaming. E ancora di più vale la pena sottolineare che gli abbonamenti veri e propri, sottoscritti da 84 milioni di persone negli Usa, quelli premium di Spotify, quelli di Apple Music e quelli di Amazon Music Unlimited per intenderci, hanno generato 8 miliardi e mezzo, con una crescita del 23%, mentre quelli sostenuti dalla pubblicità e gratuiti per gli utenti (come YouTube, Spotify, Facebook e TikTok), anche se contano in termini monetari 'solo' 1,76 miliardi di dollari, sono cresciuti del 47%.

 

[HEADING=1]Il ritorno di cd e vinile[/HEADING]

Ma l'industria è ancora in qualche modo 'discografica'? Si, anzi, il 2021 è stato un anno importante per i formati fisici: per la prima volta dal 1996, ventisei anni fa, sia il Cd che il vinile hanno visto numeri in crescita. Mentre i dati in salita del vinile sono costanti, 15 anni consecutivi di crescita, il 61% in più nel 2021, la vera novità è il piccolo ma reale recupero del Cd, che dopo il tonfo del 2020 ha segnato una risalita, la prima dal 2004. Ma il Cd è il fanalino di coda, comunque, con 584 milioni di dollari di ricavi contro il miliardo del vinile. Mitch Glazier ha voluto, commentando questi dati così importanti, sottolineare come il fatto che l'industria della musica registrata abbia trasformato una crisi profonda nella crescita di oggi, sia "la conferma del potere della partnership moderna tra artisti e etichette e celebra, per un'industria che guarda in avanti e non dà nulla per scontato, il potere straordinario della musica di connettere e ispirare, che rifiuta di restare ferma e accettare lo status quo. Nessuna industria nella storia ha abbracciato il cambiamento tecnologico e l'innovazione, più velocemente di quella della musica negli ultimi dieci anni, portando lo streaming da novità assoluta a consumo di massa in un batter d'occhio e spingendo, adesso, verso la creazione di una nuova generazione di app social, di esperienze immersive condivise, di opportunità tra blockchain e Nft guardando sempre in avanti".

 

 

A questo si aggiunge l'altro notevole cambiamento sul fronte degli autori, quello della trasformazione dei diritti editoriali delle canzoni in beni sui quali investire: nel 2021 alcuni dei più grandi autori della musica pop e rock hanno venduto i propri cataloghi a dei fondi di investimento, lo hanno fatto Bob Dylan, Joni Mitchell, David Crosby e tantissimi altri. La società più attiva in questo campo è stata la Hipgnosis di Mark Mercuriadis (che proprio pochi giorni fa ha acquistato anche il catalogo delle canzoni di Leonard Cohen), che ha aperto un nuovo modello di business attorno alla musica, alle canzoni viste come 'commodities' che hanno un valore editoriale e economico a lunghissimo termine.

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Ospite Utente cancellato 60

Io ho trovato questo: Il boom dello streaming rilancia l’industria musicale

Attendo tue [uSER=113]@DJsparco[/uSER]

[automerge]1653320483[/automerge]

 

Con il post sopra sono tornato al 1999. Va meglio?

 

 

EDIT: Per chi di voi non può leggerlo:

lo dice il tuo stesso articolo veth

è la più grande cifra di entrate mai realizzata dalla nostra industria nella storia. Ma se adeguiamo questa cifra all'inflazione, scopriamo che la cifra è più bassa del 37% rispetto a quella del 1999. Il che significa che c'è ancora un ampio margine di crescita, per riuscire a raggiungere e sorpassare anche i grandi numeri del passato". Per essere chiari, secondo l'ufficio statistico americano, 15 miliardi del 2021 valgono 9,4 miliardi del 1999. Si tratta comunque di numeri inimmaginabili solo pochi anni fa, soprattutto per le case discografiche, i rivenditori, i distributori e anche per gli artisti, che hanno visto arrivare nelle loro casse 9,8 miliardi di dollari. Certo, non sono le stesse cifre di quando il Cd dominava il mondo e i guadagni, a parità di inflazione, erano probabilmente più alti, ma la crescita esponenziale dello streaming, che nel 1999 non esisteva

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  • Amministratore

lo dice il tuo stesso articolo veth

L'articolo dice che dobbiamo tornare più indietro del 1999 per trovare cifre importanti (sempre tenuta in considerazione l'inflazione, ovviamente).

Qua io posto un articolo di un certo Ed Fries che parla di Spotify come se avesse ammazzato la musica e nello stesso post dimostro che si parla più per percezione che non per cognizione di causa.

 

Sparco mi risponde che il fatturato di oggi è la metà del fatturato di 20 anni fa, senza postare mezza fonte.

Io con questa notizia ho coperto addirittura 30 anni.

Voglio vedere lui dove mi dimostra che 20 anni fa il fatturato era il doppio rispetto ad oggi.

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Perchè aprire l'ennesimo thread che porterà alla solita discussione.

 

Ha 0 senso, qua dentro mezzi si faranno il plusso premium e giocheranno roba in abbonamento, di nascosto come i ladri :asd:

Ma chi?

 

I sonari comprano al D1 le esclusive che interessano, 80 bombe o meno:asd:

 

L'unico che se lo fa qua dentro sei te:asd:

 

Se lo fanno i sonari per giocare le esclusive vecchie 1-2 anni?:mumble:

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  • Amministratore

Perchè aprire l'ennesimo thread che porterà alla solita discussione.

 

Ha 0 senso, qua dentro mezzi si faranno il plusso premium e giocheranno roba in abbonamento, di nascosto come i ladri :asd:

Perché trovo sia importante cominciare a parlare e dare le proprie opinioni usando delle fonti, non così a braccio ed a casaccio, dove ognuno guidato dalla propria percezione delle cose dice un po' la prima cosa che gli passa per la testa (tipo il tizio della fonte).

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Ospite Utente cancellato 113

Ti dispiacerebbe condividere una fonte? Grazie.

 

 

Ad aprile, l’organismo globale dell’industria discografica, l’IFPI, ha pubblicato il suo ultimo rapporto annuale sulla musica mondiale. Dal report, è risultato che nel 2018, per il quarto anno consecutivo, i fatturati sono aumentati. Da 14,3 miliardi di dollari nel 2014 si è arrivati infatti a 19,1 miliardi di dollari nel 2018, di cui quasi la metà dei ricavi sono attribuibili allo streaming musicale. Un settore dominato dall’aumento del 33% degli abbonamenti a servizi come Spotify, Apple Music e Tidal.

 

 

Dati positivi, ma fino a un certo punto: 20 anni fa, infatti, l’IFPI registrava ricavi musicali per un ammontare di 38,6 miliardi di dollari. Il segnale degli ultimi anni è quindi positivo ma i numeri risultano ancora essere meno della metà dei profitti di inizio secolo.

 

Oggi in data 2021 fattura 25 miliardi sempre secondo IFPI ( 38 miliardi 20 anni fa)

 

https://www.ifpi.org/our-industry/industry-data/

 

Contento?

 

Ma il punto non è quello.

Il punto è che l''industria videoludica quei problemi non li ha e gli abbonamenti ( che hanno peggiorato l'industria musicale pur salvandola) non sono il male minore, sono male e basta in queste circostanze, non devono salvare nessun industria videoludica.

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A metà anni 90 si vendevano 50 milioni di dischi l’anno.

A metà 2000 circa 15.

 

spotify (di cui ripeto c’è tutta una letteratura che non mi metto a cercare) è palesemente prosperato sulla crisi data dalla pirateria.

 

Poi se vogliamo chiuderla dicendo che Ed Fries (che per chi non lo sapesse è il vero padre di Xbox è quello che ha convinto Gates a entrare controvoglia nel mercato console) è un coglione mi va benissimo :)

 

 

Se c’è una cosa che ci hanno insegnato due anni di pandemia è che se cerchi trovi le fonti che confermano pure le bestemmie.

Non mi metto a fare ricerche.

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Ospite Utente cancellato 90

Ma chi?

 

I sonari comprano al D1 le esclusive che interessano, 80 bombe o meno:asd:

 

L'unico che se lo fa qua dentro sei te:asd:

 

Se lo fanno i sonari per giocare le esclusive vecchie 1-2 anni?:mumble:

 

Di noscosto soprattutto, sfoggiando il loghino sulla gamertag di fianco al nickname :asd:

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Ospite Utente cancellato 60

in realtà basta guardare quei numeri più nel dettaglio e chiedere a chi la musica la fa se quei numeri sono soddisfacenti per come la musica funziona oggi e sopratutto quanto arriva davvero agli artisti.

 

Ci sono anche grossi nomi che fecero una lettera aperta in Inghilterra per attuare una riforma sul funzionamento dello streaming.

 

https://www.rollingstone.com/music/music-news/paul-mccartney-kate-bush-noel-gallagher-uk-streaming-revenue-reform-1158328/

 

i grandi nomi che erano molto restii a concedere il proprio catalogo per poi cedere visto che oggi è un meccanismo dalla quale non puoi sottrarti.

 

ma rimanendo in casa anche Cristina Scabbia ricordo in una live parlò di Spotify, non parlandone male ma ammettendo che il guadagno non era quello delle vendite fisiche ma una sorta di compromesso che necessariamente andava compensato enormemente dai concerti, che negli ultimi anni hanno visto non a caso anche un aumento non indifferente dei prezzi

 

purtroppo i giornalisti di oggi si limitano a riportare i dati, ma non analizzano e non approfondiscono una mazza, ma dei pro e contro se ne può parlare per ore in modo serio, non basta parlare di sole cifre

 

Ma anche solo chiedere a un cantante quanto valeva essere in top vendite prima e in top ascolti oggi su qualsiasi piattaforma di streaming

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  • Amministratore

Oggi in data 2021 fattura 25 miliardi sempre secondo IFPI ( 38 miliardi 20 anni fa)

 

https://www.ifpi.org/our-industry/industry-data/

 

Contento?

 

Ma il punto non è quello.

Il punto è che l''industria videoludica quei problemi non li ha e gli abbonamenti ( che hanno peggiorato l'industria musicale pur salvandola) non sono il male minore, sono male e basta in queste circostanze, non devono salvare nessun industria videoludica.

I dati IFPI citati non parlano di 38 miliardi da nessuna parte:

 

Screenshot-2022-03-22-at-14.13.06-700x490.png

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Ospite Utente cancellato 113

I dati IFPI citati non parlano di 38 miliardi da nessuna parte:

 

Screenshot-2022-03-22-at-14.13.06-700x490.png

E niente è la terza volta che continui a sviare il discorso cercando di screditare in ogni modo le fonti e non entrare nel merito della situazione.

 

  • Industria musicale a picco a causa di ---------------> necessità di un alternativa ( musica in streaming/abbonamenti che ha salvato pur peggiorando l'industria) "Visto che avevo ragione io, gli abbonamenti sono la via"
  • Ma Industria videoludica che non è in crisi, quindi perchè?
  • Nessuna risposta.

Continua a darti pacche sulle spalle da solo.

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  • Amministratore

E niente è la terza volta che continui a sviare il discorso cercando di screditare in ogni modo le fonti e non entrare nel merito della situazione.

 

Continua a darti pacche sulle spalle da solo.

Sparco, LE FONTI!

Non sviarlo tu il discorso e prenditi la responsabilità di quello che scrivi.

20 anni fa erano il doppioh! Guarda i dati dell'IFPI che parlano di 38 miliardih!

 

Dove?

Ho postato la loro tabella. Dove stanno sti 38 miliardi?

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Ospite Utente cancellato 90

Il problema di spotify, stando a quanto rivelato da una cantante, è che è il servizio che macina i numeri più grossi ma anche uno tra quelli che pagano di meno.

 

total%20stream.png

avgerage%20per%20stream.png

monthly%20stream%20revenue.png

 

Questo evidenzia anche uno dei problemi più grossi in fatto di sostenibilità, ovvero il fatto che non si sappia come girino i soldi dietro questi meccanismi, cosa determini un incasso maggiore di un altro e quindi dove sarà che il produttore sposterà la sua attenzione "competitiva" in fatto di realizzazione del prodotto.

 

Ricordo che mi capitò tempo fa di vedere sullo store un WWE a 0,25€ in DD, non in abbonamento eh, capite bene che a quel punto un software così ridotto lo puoi mettere dove ti pare e fa brodo comunque, però diverso sarebbe il caso di un gioco che invece tira molto forte e lo fa proprio i primi giorni del lancio quando l'interesse è alto, lì non puoi permetterti di fare il brodino di quel wwe.

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Visto che continuate a citare il 1999, volevo dirvi che la trilogia di Jackson è stata girata tutta di seguito proprio nell’anno 1999. Ora, considerando l’anno e la qualità visiva dei film, potete immaginare quanto avanti fosse LOTR.

 

 

Così, per dire. Scusate l’OT.

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