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Summer Game Fest - 9 Giugno, ore 19.00


theVeth

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Spero che Kojima si presenti in quel di Microsoft perché in qualche modo devo vedere il suo nuovo gioco cazzo

Non accadrà, Kojima è un Maestro d’alta artigianeria, non può aver firmato per un’esclusiva Xbox solo perché magari lo hanno riempito di soldi.

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Se durante una conferenza prendi in mano il cellulare e inizi a farti gli affari tuoi, capisci che c’è un grosso problema alla base. Andate a leggervi l’articolo di eurogamer.

Articolo interessante. Condivido qua:

 

Questo non sarà il solito articolo plastificato nel quale si ricordano le luci accecanti dei teatri di Los Angeles, i concerti in diretta, gli hamburger divorati nel cuore di Downtown, le folle in delirio di fronte agli attori di Hollywood. Non sarà un “si stava meglio quando si stava peggio” lungo il quale rivangare la storia dell'E3 e paragonare la kermesse più patinata dell'industry al soporifero show andato in onda oltre il sorriso del sempre professionale Geoff Keighley. Quindi tanto vale esaurire subito la cifra nostalgica.

 

Nella scena finale della serie Romanzo Criminale, “Er Bufalo” torna nel bar da Franco e immagina di vedere tutti i suoi amici ormai scomparsi. Ecco, durante la Summer Game Fest Opening Night, mentre fissavo un freddo schermo sulla sedia del mio studio, per un istante ho immaginato di scorgere la “one last thing” in fondo alla conferenza Ubisoft che mi dava una pacca sulla spalla, Miyamoto che saltava sul palco vestito da Link e mi sorrideva, addirittura Electronic Arts con il suo evento sempre uguale a sé stesso che mi faceva un cenno con la mano, e ad un certo punto ero così ebbro di trailer da rimpiangere persino i discorsi corporativi della Xbox di Don Mattrick. Ma, per l'appunto, è stato solo un istante.

 

Subito dopo, infatti, mi sono reso conto del fatto che tutti gli appassionati e gli addetti ai lavori si sono piazzati immobili per due ore di fronte a un monitor che ha trasmesso una lunga, lunghissima pausa pubblicitaria. Ma non una di quelle del Superbowl, una di quelle che riescono a intrattenerti, no: una televendita nello stile de La Ruota della Fortuna, una kermesse nella quale spazi e minutaggi vengono acquistati dal miglior offerente, e al Mike Bongiorno di turno non interessa niente se Antonella Elia non vuole indossare la pelliccia dello sponsor.

 

Poi però mi sono ricordato che Geoff Keighley di eventi ne capisce abbastanza, e può capitare a chiunque di sbagliare la ritmica di una manifestazione. Ed è stato solo allora che mi sono preoccupato sul serio. Possibile che non ci fosse quasi nulla di scoppiettante da portare sopra quel palco? Possibile che l'appiattimento creativo stia portando all'emersione di così tanti grandi videogiochi indistinguibili l'uno dall'altro? Possibile che il medium delle idee stia seriamente accantonando le idee? Possibile che ci troviamo all'alba di un nuovo 1983, con la sola differenza che le cartucce seppellite nel deserto del Nevada un domani saranno titoli abbandonati e dimenticati in fondo ai cataloghi di Steam?

 

Quest'ultima è ovviamente un'iperbole, ed è evidente che durante la nottata di apertura del “futuro dei videogiochi” ci sia stato anche qualche sprazzo di fantasia. Del resto, è bastata la sola diretta di Devolver Digital, come un sorso di caffè bollente la mattina, a risvegliarmi tutto d'un tratto. Ma nonostante la botta d'adrenalina garantita da un gioiello come The Plucky Squire, ci sono delle domande che ancora non riesco a schiodarmi dalla testa.

 

Cosa diavolo sta succedendo? Perché mi pare di vedere dei videogiochi tripla A che sembrano antesignani di opere uscite anni fa? Come mai Gotham Knights mi sembra più vecchio di Batman Arkham Knight? Perché la “one last thing” è il remake di un titolo “vecchio” di nove anni? Com'è possibile che chi ha stilato la scaletta non si sia accorto di aver presentato così tanti horror sci-fi uno dietro l'altro?

 

Anche se molti di questi quesiti rimarranno senza risposta, una cosa sono convinto di averla capita: i grandi publisher hanno paura, e probabilmente fanno bene ad averne. Era evidente che il caso Cyberpunk 2077 avrebbe avuto ripercussioni sul modo in cui vengono comunicati i videogiochi, ma sarebbe stato molto difficile prevedere una situazione di questo tipo.

 

Tutti restano fermi, si espongono il meno possibile, sono consapevoli delle problematiche che possono emergere da tempi di sviluppo tanto dilatati, sanno che un singolo rinvio può far esplodere una community, hanno capito che la macchina dell'hype è un marchingegno instabile e pericoloso, ed è per questo motivo che Keighley non ha potuto organizzare l'evento che avrebbe desiderato. O forse non sono queste le ragioni, il che sarebbe ancor più preoccupante.

 

Il fallimento della Summer Game Fest di quest'anno, perché di fallimento si tratta, si nasconde in Charlie e la Fabbrica di Cioccolato. Quando Charlie va a visitare la Fabbrica di Cioccolato, nonostante il tour non sia altro che una gigantesca manifestazione pubblicitaria, è Willy Wonka in persona, colui che la fabbrica l'ha costruita con amore, a guidarlo in giro per i corridoi.

 

Questa è la famosa magia che un tempo si celava dietro le conferenze dei platform-owner, quando Phil Spencer doveva convincerti che Xbox era il top, quando Kazuo Hirai doveva ricordare al mondo che PlayStation sapeva far gridare una platea intera. Comprimere il medium in un evento di questo genere, di contro, finisce per ridurre una grande fabbrica di sogni alla formula del concorso di bellezza.

 

“Ecco qui, c'è un nuovo horror sci-fi, guardatelo bene, mettetelo nella wishlist”. “Osservate che bello questo nuovo FPS, è stato fatto con passione, preordinatelo”. E via, passiamo oltre, al prossimo capo. Il problema non risiede solo nel fatto che all'arrivo del prossimo capo ti sei già dimenticato del precedente, ma soprattutto nel fatto che l'orizzonte alla fine resta inesorabilmente vuoto.

Noi videogiocatori navighiamo ancorati all'orizzonte, è così che ci hanno cresciuti e ammaestrati. Non possiamo fare a meno di pensare alla “next big thing”, al grande videogioco che attendiamo ormai da anni – in certi casi da decenni – a quella luce in fondo al tunnel che ci tirerà fuori dalle profondità dei backlog più sconfinati. Ecco, per molti appassionati quella luce in questo momento non è stata ancora accesa. E probabilmente una “conferenza” non può sperare di funzionare nel suo insieme se non piazza una piccola pentola d'oro alla fine dell'arcobaleno.

 

Ci sarebbero tantissime altre cose da dire, la maggior parte delle quali legate al fatto che la Summer Game Fest ha scattato una fotografia di un medium che sembra andare all'indietro anziché tentare di procedere. Un'istantanea che parla della continua riesumazione del passato a causa della paura e dell'incertezza che avvolgono il futuro, una polaroid che racconta di quanto il marketing e la profittabilità abbiano scavato nella mente dei creatori.

 

Ma forse alla fine conviene concentrarsi sul fatto che la Summer Game Fest Opening Night del 2022 sia stata solo una brutta conferenza. Sì, in fondo dev'essere così: un evento sfortunato che si è coniugato malamente con i cicli di sviluppo e che è stato penalizzato dalla ritmica e dalla confusione della sua scaletta. Sì, è senz'altro così: l'anno prossimo tornerà il vero E3 e si sistemerà tutto.

 

https://www.eurogamer.it/summer-game-fest-2022-futuro-videogiochi

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L'appiattimento è colpa di quello che compriamo noi giocatori, alla continua ricerca del tripla A.

Tutti volevano il ritorno di Dead Space.

In 6 hanno pensato di svilupparne uno. Perché? Perché tutti lo volevano.

Il problema dell'appiattimento del mercato sono i tripla A.

 

Di fatti la conferenza di Devolver, che è quella che si focalizza sugli indie, non solo è stata la migliore, ma è quella che ha presentato titoli validi, di qualità e di varietà.

 

Siamo nel 2022, verso il 2023.

Stiamo ancora qui a parlare di Dead Space, The Last of Us e Resident Evil 4.

Il problema è ben che più evidente...

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https://www.eurogamer.it/summer-game-fest-2022-futuro-videogiochi

Opinabile.

Sai perché? Perché valuta il Summer Game festival come unico surrogato dell'e3 quando invece al trapasso di quest'ultimo sono seguiti decine di eventi spalmati durante l'anno da parte delle major.

Microsoft e Sony ormai si autoproducono le conferenze come e quando vogliono durante l'anno, anche con micro eventi.

Sulla salute dell'industria mi pare il solito tono sensazionalistico e tragico di un giornalista che deve creare click. C'è un'industria che videoludicamente sta espandendo e sperimentando, vedasi la VR2 di Sony, oppure si pensi a rendere AAA un rogue come Returnal. Il settore spinge sempre più per esperienze meno casual, il successo di Elden ring che batte COD in America è un caso eclatante, senza considerare produzioni come Sifu o Kena.

Si cerca di preservare la storia videoludica con investimenti importanti nella retrocompatibilità e in remake (voi sputereste sopra ad un remake del primo gears?).

Allo stesso tempo i videogiochi diventano uno sport riconosciuto olimpionico, l'utenza raggiunge numeri a nove 0, e si allargano gli orizzonti per l'accessibilità (vedasi la possibilità di giocare dove vuoi con il cloud di Microsoft e non solo).

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L'appiattimento è colpa di quello che compriamo noi giocatori, alla continua ricerca del tripla A.

Tutti volevano il ritorno di Dead Space.

In 6 hanno pensato di svilupparne uno. Perché? Perché tutti lo volevano.

Il problema dell'appiattimento del mercato sono i tripla A.

 

Di fatti la conferenza di Devolver, che è quella che si focalizza sugli indie, non solo è stata la migliore, ma è quella che ha presentato titoli validi, di qualità e di varietà.

 

Siamo nel 2022, verso il 2023.

Stiamo ancora qui a parlare di Dead Space, The Last of Us e Resident Evil 4.

Il problema è ben che più evidente...

Si ma poi c'è anche Sifu, Elden ring, Kena, Soulstorm, Returnal, Tunic, Village (brava Capcom che sperimenta), Street fighter 6, Final Fantasy 16... C'è la VR, salvo poi trovarsi i soliti quattro troll da sue soldi che non capiscono neppure cosa significhi in termini di evoluzione del medium (poi te li vedi come i primi contestatori dell'appiattimento del mercato).

Cerchiamo di avere una visione di insieme e non lasciarci assorbire dal solito gufismo.

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Opinabile.

Sai perché? Perché valuta il Summer Game festival come unico surrogato dell'e3 quando invece al trapasso di quest'ultimo sono seguiti decine di eventi spalmati durante l'anno da parte delle major.

Microsoft e Sony ormai si autoproducono le conferenze come e quando vogliono durante l'anno, anche con micro eventi.

Sulla salute dell'industria mi pare il solito tono sensazionalistico e tragico di un giornalista che deve creare click. C'è un'industria che videoludicamente sta espandendo e sperimentando, vedasi la VR2 di Sony, oppure si pensi a rendere AAA un rogue come Returnal. Il settore spinge sempre più per esperienze meno casual, il successo di Elden ring che batte COD in America è un caso eclatante, senza considerare produzioni come Sifu o Kena.

Si cerca di preservare la storia videoludica con investimenti importanti nella retrocompatibilità e in remake (voi sputereste sopra ad un remake del primo gears?).

Allo stesso tempo i videogiochi diventano uno sport riconosciuto olimpionico, l'utenza raggiunge numeri a nove 0, e si allargano gli orizzonti per l'accessibilità (vedasi la possibilità di giocare dove vuoi con il cloud di Microsoft e non solo).

Lo specifica verso la fine, ma due domande nascono ugualmente.

E' impossibile non notare che i titoli più chiacchierati siano i remake Tlou e RE4 o i seguiti già ben conosciuti come SF6 o Arkham Knight.

 

Ci si discosta troppo poco dal mainstream con le produzioni tripla A.

Sifu e Kena sono indie per l'appunto.

 

A parte From Software con Elden Ring (ed infilarci Returnal non so quanto possa essere corretto perché sarà anche venduto a prezzo pieno, ma dubito abbia un budget di un tripla A alle spalle) nessuno rischia.

La VR si sta consolidando come tecnologia, ma anche lì prendere Horizon e Resident Evil dimostra di voler giocare in comfort zone sfruttando la popolarità di due brand importanti.

 

Bisogna creare nuove IP importanti che portino soprattutto varietà, novità e creatività nel gameplay.

Cose che cominciano a mancare, a parer mio.

Si ma poi c'è anche Sifu, Elden ring, Kena, Soulstorm, Returnal, Tunic, Village (brava Capcom che sperimenta), Street fighter 6, Final Fantasy 16... C'è la VR, salvo poi trovarsi i soliti quattro troll da sue soldi che non capiscono neppure cosa significhi in termini di evoluzione del medium (poi te li vedi come i primi contestatori dell'appiattimento del mercato).

Cerchiamo di avere una visione di insieme e non lasciarci assorbire dal solito gufismo.

Ho finito di dire, appunto, che il problema sono i tripla A.

L'ennesimo Final Fantasy. L'ennesimo Street Fighter. Il remake di FF7. Il remake di TLOU. Il remake di RE4.

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Lo specifica verso la fine, ma due domande nascono ugualmente.

E' impossibile non notare che i titoli più chiacchierati siano i remake Tlou e RE4 o i seguiti già ben conosciuti come SF6 o Arkham Knight.

 

Ci si discosta troppo poco dal mainstream con le produzioni tripla A.

Sifu e Kena sono indie per l'appunto.

 

A parte From Software con Elden Ring (ed infilarci Returnal non so quanto possa essere corretto perché sarà anche venduto a prezzo pieno, ma dubito abbia un budget di un tripla A alle spalle) nessuno rischia.

La VR si sta consolidando come tecnologia, ma anche lì prendere Horizon e Resident Evil dimostra di voler giocare in comfort zone sfruttando la popolarità di due brand importanti.

 

Bisogna creare nuove IP importanti che portino soprattutto varietà, novità e creatività nel gameplay.

Cose che cominciano a mancare, a parer mio.

 

Ho finito di dire, appunto, che il problema sono i tripla A.

L'ennesimo Final Fantasy. L'ennesimo Street Fighter. Il remake di FF7. Il remake di TLOU. Il remake di RE4.

Se il problema è quale titolo sia più chiacchierato mi pare anche naturale e logico che lo siano proprio le IP più conosciute.

Poi il discorso va affrontato in maniera specifica per ogni situazione, infatti un FF16 è un titolo comunque completamente nuovo che ha solo in comune con i precedenti il titolo è la progressione numerica.

Resident evil remake esce ad un anno da Village, un titolo che si discosta grandemente dalla saga tradizionale. Si chiama RE? Si, ma se avesse avuto un titolo diverso non sarebbe cambiato nulla.

Il remake di TLOU non mi pare questa gran tragedia se mutua la struttura rivoluzionaria di Part2 che è uscito neanche due anni fa.

Poi possiamo anche convenire che ci siano poche ip propriamente nuove. Ma ad un anno e mezzo dal lancio di una console io tutte queste nuove ip nelle scorse generazioni non le ricordo. Vedremo.

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Ho finito di dire, appunto, che il problema sono i tripla A.

L'ennesimo Final Fantasy. L'ennesimo Street Fighter. Il remake di FF7. Il remake di TLOU. Il remake di RE4.

 

 

Infatti il problema sono i tripla A, imho.

Dove c'è da rischiare i milioni, le major vogliono andare sul sicuro.

Vedo citare più volte Returnal come esempio di 3A, quando è praticamente l'esempio opposto.

Ossia un gioco fatto da un team ridotto, con UE4 e non un motore proprietario, con un budget di sicuro non multimilionario.

Bisognerebbe ripassare il concetto di 3A, ma pare che faccia moda e tendenza nomenclare i giochi favoriti come 3A.

Meglio un ottimo 2A che un mediocre 3A.

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Ospite Utente cancellato 60

Lo specifica verso la fine, ma due domande nascono ugualmente.

E' impossibile non notare che i titoli più chiacchierati siano i remake Tlou e RE4 o i seguiti già ben conosciuti come SF6 o Arkham Knight.

 

Ci si discosta troppo poco dal mainstream con le produzioni tripla A.

Sifu e Kena sono indie per l'appunto.

 

A parte From Software con Elden Ring (ed infilarci Returnal non so quanto possa essere corretto perché sarà anche venduto a prezzo pieno, ma dubito abbia un budget di un tripla A alle spalle) nessuno rischia.

La VR si sta consolidando come tecnologia, ma anche lì prendere Horizon e Resident Evil dimostra di voler giocare in comfort zone sfruttando la popolarità di due brand importanti.

 

Bisogna creare nuove IP importanti che portino soprattutto varietà, novità e creatività nel gameplay.

Cose che cominciano a mancare, a parer mio.

 

Ho finito di dire, appunto, che il problema sono i tripla A.

L'ennesimo Final Fantasy. L'ennesimo Street Fighter. Il remake di FF7. Il remake di TLOU. Il remake di RE4.

c'è da dire però che nel caso di sony parliamo di saghe che sono arrivate giusto al loro secondo capitolo e neanche in alcuni casi, do per scontato che ghost of tsushima o un death stranding avranno ancora tanto da dire, idem uno spiderman.

 

il periodo ps4 è stato ricco di nuove ip, ed oggi è giusto coglierne i frutti e farle evolvere, la next gen è stata indubbiamente rallentata dalla pandemia, siamo in ritardo su praticamente tutto, su quel palco sicuramente ci sarebbe già stata la nuova ip di ND per dire se non fossimo in questo triste periodo storico, il covid è come se avesse tolto a tutti i tripla A almeno un anno pieno di sviluppo

 

le novità arriveranno ma visto i loro tempi e costi è naturale che sia il mercato dei tripla A quello che sta soffrendo di più

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L'appiattimento è colpa di quello che compriamo noi giocatori, alla continua ricerca del tripla A.

Tutti volevano il ritorno di Dead Space.

In 6 hanno pensato di svilupparne uno. Perché? Perché tutti lo volevano.

Il problema dell'appiattimento del mercato sono i tripla A.

 

Di fatti la conferenza di Devolver, che è quella che si focalizza sugli indie, non solo è stata la migliore, ma è quella che ha presentato titoli validi, di qualità e di varietà.

 

Siamo nel 2022, verso il 2023.

Stiamo ancora qui a parlare di Dead Space, The Last of Us e Resident Evil 4.

Il problema è ben che più evidente...

 

Il problema è che i tripla A single player costano tanto, rendono poco, e la platea a cui si rivolgono non è così ampia come si tende a credere (anche se questa platea monopolizza il dibattito, credendosi il centro del mondo).

Alcuni hanno pensato di aumentare i ricavi spingendo sui live service, ma sono più quelli che ci hanno sbattuto la faccia che quelli che hanno avuto successo.

Non è che sto facendo il tifo per una decrescita felice, anche perché chi ha le idee chiare dimostra che si può avere successo, ma in pochi sono pronti a investire su idee nuove. La stessa From non è partita a bomba con Elden Ring, ma è riuscita a costruirsi una fanbase partendo da una nicchia, Capcom si è ripresa quando ha smesso di inseguire gli occidentali (la stagione PS360 di Capcom è stata drammatica) ed è tornata alle sue origini, Nintendo (oltre a giocare il suo solito campionato a parte) con BOTW ha venduto più copie di tutti i precedenti Zelda messi insieme, e chi più ne ha più e metta.

Insomma, il modo per crescere c'è, anche tra i tripla A, ma chi è che è disposto a metterci i soldi?

La mia impressione (e posso benissimo sbagliarmi) è che ci troviamo in un cul de sac: le nuove idee, quando ci sono, partono senza soldi; i soldi si cacciano solo se c'è la certezza di un nome o un brand che garantisca almeno un minimo di ritorno economico. Come se ne esce? Se ne deve uscire? Boh...

 

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La cosa che, come si suol dire, fa ridere ma anche pensare è che (a parte TLOU che probabilmente è stato superato dal secondo capitolo) tutti questi rappresentano ancora il top nei rispettivi generi.

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Il problema è che i tripla A single player costano tanto, rendono poco, e la platea a cui si rivolgono non è così ampia come si tende a credere (anche se questa platea monopolizza il dibattito, credendosi il centro del mondo).

Alcuni hanno pensato di aumentare i ricavi spingendo sui live service, ma sono più quelli che ci hanno sbattuto la faccia che quelli che hanno avuto successo.

Non è che sto facendo il tifo per una decrescita felice, anche perché chi ha le idee chiare dimostra che si può avere successo, ma in pochi sono pronti a investire su idee nuove. La stessa From non è partita a bomba con Elden Ring, ma è riuscita a costruirsi una fanbase partendo da una nicchia, Capcom si è ripresa quando ha smesso di inseguire gli occidentali (la stagione PS360 di Capcom è stata drammatica) ed è tornata alle sue origini, Nintendo (oltre a giocare il suo solito campionato a parte) con BOTW ha venduto più copie di tutti i precedenti Zelda messi insieme, e chi più ne ha più e metta.

Insomma, il modo per crescere c'è, anche tra i tripla A, ma chi è che è disposto a metterci i soldi?

La mia impressione (e posso benissimo sbagliarmi) è che ci troviamo in un cul de sac: le nuove idee, quando ci sono, partono senza soldi; i soldi si cacciano solo se c'è la certezza di un nome o un brand che garantisca almeno un minimo di ritorno economico. Come se ne esce? Se ne deve uscire? Boh...

 

Un discorso quotabile dalla prima all'ultima riga.

Viene poi da chiedersi: ma non è che il discorso dei 3A è principalmente legato alla cw da forum, e alla gara fra piatte?

Trovo che in questo momento siano proprio i 2A che potrebbero rinfrescare la scena.

E sono quelli che mancano.

Con meno soldi da rischiare, i publisher possono spingere sulle idee.

Che sostanzialmente mi sembrano abbastanza stagnanti.

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